Gli uccelli in inverno

Arezzo
Natura
Diversità
Author

Alessia Portaccio

Published

November 25, 2025

Le rigide temperature invernali hanno ormai investito il Paese intero e i parchi urbani e periurbani di Arezzo offrono riparo e nutrimento alle varie specie di uccelli che li frequentano e abitano.

La maggior parte delle specie che compone la comunità primaverile e estiva della città sono ormai da tempo nei quartieri di svernamento, siano essi nel continente Africano o in luoghi più miti e ricchi di risorse in Italia. Ma alcune specie sono presenti tutto l’anno e specialmente in inverno popolano le aree verdi di Arezzo.

Tra i protagonisti più visibili in questo periodo – e soprattutto più udibili – ci sono tre specie che raccontano molto della salute dei nostri ecosistemi urbani e periurbani: il pettirosso, il merlo e la cinciallegra (Parus major). Tre uccelli comuni, ma fondamentali per comprendere come la biodiversità cambia, si adatta e interagisce con il paesaggio urbano. Ecco chi sono e perché sono importanti per l’Indagine sulla Biodiversità di Arezzo.

Il Pettirosso (Erithacus rubecula)

Il pettirosso è un piccolo passeriforme lungo 12–14 cm, facilmente riconoscibile per il caratteristico petto arancione-rosso. Maschi e femmine presentano una livrea pressoché identica.

Il pettirosso

È una specie ampiamente distribuita e in Italia è stanziale, migratrice parziale e svernante. Ad Arezzo è presente in tutte e quattro le aree di studio.

Il suo canto flautato è tipico non solo della primavera: il pettirosso, territoriale tutto l’anno, canta anche in autunno e in inverno, quando molti altri uccelli tacciono. Tipici e riconoscibili sono anche i vari richiami “tic-tic-tic” secchi e ripetuti. Per niente elusivo, si riesce facilmente avvistare e si avvicina spesso a caseggiati e persone. Ecco perché nel periodo Natalizio diventa protagonista di molte grafiche, storie e illustrazioni tematiche.

La sua presenza lungo tutto l’anno lo rende un ottimo indicatore del microhabitat: dove il pettirosso vive bene, di solito si trovano anche un sottobosco sano e una buona disponibilità di piccoli invertebrati. Tuttavia, in ambito urbano è minacciato dalla perdita dell’habitat legato al sottobosco e alla predazione da parte di gatti.

Il merlo (Turdus merula)

Un tempo strettamente specie migratrice, il merlo occupa boschi di latifoglie, siepi, giardini, frutteti e aree urbane, dove è diventato molto comune grazie alla forte adattabilità e a una dieta varia (insetti, lombrichi, frutti, bacche). Non a caso, infatti sceglie spesso siepi urbane per fare il nido in primavera, mentre, in inverno, lo si nota razzolare e cercare cibo al suolo. Ad Arezzo è presente in tutti i siti in cui sono state svolte le immagini sulla biodiversità.

Il merlo

Il suo canto melodico, tra i più belli dei nostri ambienti urbani, accompagna l’alba e il tramonto della primavera. Maschio e femmina sono riconoscibili poiché il primo presenta un piumaggio completamente nero con becco giallo-arancio e anello oculare giallo, la seconda è bruno-marrone, più mimetica.

Specie stabile, è minacciato da pressioni locali dovute a predazioni, collisioni, e avvelenamenti.

La cinciallegra (Parus major)

La cinciallegra è la più grande e forse anche la più appariscente tra le cince europee (13–15 cm).

La cingiallegra

Specie vivace, territoriale in primavera ma più gregaria in inverno, quando si unisce a stormi misti con altre cince e piccoli passeriformi, mostra un comportamento molto attivo, spostandosi rapidamente e senza tregua tra rami e tronchi alla ricerca di cibo.

La specie presenta un ampio repertorio vocale, alcuni canti sono facilmente riconoscibili, soprattutto quelli in cui ripete lo stesso verso più volte, altri un po’ più fantasiosi e difficili da identificare. Anche ad Arezzo siamo riusciti ad ascoltarla in tutti e quattro i parchi urbani e periurbani, fin dalle prime ore del mattino.

Grazie alla sua adattabilità, non è attualmente minacciata, anche se risente localmente dell’uso di pesticidi nei contesti agricoli e della carenza di cavità naturali, ecco perché le cassette-nido possono favorire la sua presenza nelle aree urbane e periurbane.